Già, le finestre.
Sono state importanti per me.
Se era aperta quella della mia classe, era segno che ero in ritardo.
Col mio primo ragazzino, ci stavo ore alla finestra, lui mi dedicava canzoni, dopo la terza, le pile del mangiadischi si scaricavano ma io non me ne accorgevo, era il vicino che si lamentava di quel suono improbabile.
Con la mia amica poi, dalla finestra ci mandavano messaggi con segnali in codice. Finestra aperta, tutto bene.
Finestra semi aperta, sto cercando una scusa per uscire.
Finestra chiusa, c'è papà, non si esce.
Da una finestra capivo le stagioni che si susseguivano.
Erano animate, le finestre, nella mia città.
Un profumo, una discussione, una risata, un bimbo che piangeva, una donna che cantava e subito la fantasia partiva per viaggi infiniti.
Era mamma, la finestra.
Lei che chiamava quando era ora di salire, che aspettava il nostro rientro, che scrutava la nostra andatura quando era giorno di pagelle, che svolazzava contenta la sua mano quando era impaziente di darci una bella notizia.
Parlavano le finestre. Non eri mai sola, qualcuno seguiva sempre i tuoi passi. E di notte, entrava la luna...
Isa Folletta

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