giovedì 17 maggio 2018

Nettare di una poesia | web | - Emi

Lui sta cercando la rima di un verso;
rotea la penna,
guarda pensoso oltre la finestra,
annota, cancella,
una, due, tre volte.
Sa che lei è lì,
che lo sta osservando,
che vorrebbe essere sulla punta della stilografica,
per dettargli la parola giusta,
per materializzarsi in un verbo,
in un aggettivo.
Strappa il foglio,
non vuole darle materia,
e ricomincia.
È un impeto:
pochi minuti di pura scrittura,
senza una correzione,
una sbavatura.
Lei,
a metà tra l’esclusa e l’indovina,
sposta il capo un poco all’indietro,
socchiude appena gli occhi,
come per concentrare il focus,
schiude la bocca,
alla maniera di chi ha appena terminato un canto.
Lui la osserva:
vede i battiti crespare la giugulare,
la fossetta sotto il mento,
tipica di chi scorre la lingua sul palato,
lo sterno del collo teso,
con piccole perle di sudore.
Si avvicina
e nel beccuccio poroso di due labbra in ascolto
mesce il nettare di una poesia
che le lingue trascrivono con fiato indelebile
sopra una pergamena tutta di respiro.

dal web

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