Mi sei passata accanto e ti ho avvertita, come qualcosa di sfuggente ma terribilmente impressionante, forte, come qualcosa che lascia il segno, anche se non si può toccare. Ti ho guardata perché volevo fermarti, volevo fotografarti e tenerti con me, in una tasca del mio giaccone, per poterti guardare ogni volta che avrei voluto, ogni volta che avrei per un attimo pensato di essermi immaginato tutto.
Volevo disegnarti con le parole per rileggerti tutte le volte in cui ne avrei avuto bisogno, tutte le volte in cui avrei dovuto ricordare a me stesso che ero stato vivo, un tempo.
Ed eri vera.
Eri vera più di ogni altra cosa, vera come solo un dolore può esserlo, vera come un segreto, come una spina acuta e silenziosa, vera come può esserlo solo ciò che non si è vissuto, vera come l'incompletezza di un amore strappato.
E sei un pozzo profondissimo, in cui affacciarsi e confondersi, in cui immaginare di ritrovare il tempo che ho perduto, le possibilità, l'amore mancato, gli abbracci che non ho potuto darti, i sogni che non ho terminato, i desideri che non ho potuto esprimere.
Tutte le parole che avrei voluto dirti ma che non ho avuto il tempo di pronunciare.
dal web
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