Prima di ogni altra cosa un pensiero al conflitto apertosi fra Ucraina e Russia: speriamo che il buon senso prevalga.
Ormai pare abbastanza chiaro che la trattativa con l’Europa si sia avviata verso una non rottura. Almeno una non rottura fino al prossimo voto europeo: i gialloverdi ci vogliono arrivare tenendo in piedi tutte le promesse fatte ma cercando di dimostrare che se non sono ancora riusciti a metterle in pratica à solo per colpa dell’Europa. E quindi il ragionamento è: votateci così daremo una bella botta a questa Europa e torniamo alla nostra “amata lira”…
Parlare di elezioni anticipate, prima delle europee o addirittura in concomitanza con le europee, potrà essere un vantaggio per la Lega, visti i sondaggi, o per il M5S che così si libererebbe di Di Maio ormai palesemente “ingombrante”,  “Eppure mai come oggi, di fronte ai 150 miliardi di euro bruciati in Borsa, di fronte ai sei miliardi di euro bruciati in interessi sui titoli di stato, di fronte alla fuga degli investitori stranieri, di fronte all’aumento della disoccupazione, di fronte al rischio di una nuova recessione, avere un’opposizione schierata a favore delle elezioni non sarebbe una condizione sufficiente per tornare al voto ma sarebbe una condizione necessaria per scongiurare inutili giochini di palazzo in caso di collasso del governo”( C.Cerasa, chi vuole può trovare qui l’articolo relativohttps://gallery.mailchimp.com/b4b0277d768d92d06d847084e/files/b65f9f85-a47a-478f-ab38-6304fbb8dfb7/Cerasa_27_novembre_2018.pdf). 
Del resto vorrei far notare che ormai questo Governo, in barba a tutti i sondaggi, è stato già bocciato dalle imprese, dagli artigiani, dai cittadini.
Ne è una prova evidente lo scarsissimo appeal che hanno avuto e continuano ad avere le offerte di BTP( solo 863 milioni di euro all’asta della scorsa settimana, il livello più basso di sempre)….
Quindi le eventuali sanzioni dell’Europa non sono la causa ma semplicemente l’effetto di una manovra economica sciagurata che guarda più a tentare di dar seguito ad improbabili promesse elettorali che all’interesse del Paese.   
“L’articolo 18 rimane tuttora un tema di propaganda politica. Nella risoluzione della vicenda Ilva nel settembre 2018, per esempio, il Governo Conte ha lasciato credere che si sarebbe superato il Jobs Act consentendo a tutti i 10.000 operai dell’azienda siderurgica che sarebbero stati riassunti dal nuovo compratore Arcelor-Mittal di mantenere l’articolo 18 (per la verità la stessa promessa l’aveva fatta anche il ministro del precedente Governo, Carlo Calenda). Tuttavia la propaganda non corrisponde affatto alla realtà: gli operai Ilva mantengono l’articolo 18 in virtù del Jobs Act che prevede che nei trasferimenti d’azienda si preservino i contratti precedenti con tutti i loro diritti, e non certo grazie alla concessione del ministro Di Maio che ha gestito l’ultima fase della trattativa”.
E’ un brano tratto dal libro di Marco Leonardi “ Le riforme dimezzate”: un libro che suggerisco di leggere per comprendere quanto è stato effettivamente realizzato( o solo parzialmente realizzato…) dai Governi Renzi e Gentiloni in tema di Lavoro, Questione Salario e Pensioni. Fuori da ogni propaganda: solo fatti.
Edoardo
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