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martedì 16 ottobre 2018

Mare del Portogallo | F. Pessoa | - Penelope

O salato mare, quanto del tuo sale
sono lacrime del Portogallo!
Per attraversarti, quante madri piansero,
quanti figli pregarono invano!
Quante spose promesse tali rimasero
perché fossi nostro, o mare!
Valse la pena? Tutto vale la pena
se lo spirito non è piccolo.
Chi vuole andare oltre il Capo Bojador
deve passare oltre il dolore.
Dio al mare pericolo e abisso diede,
ma è in esso che rispecchiò il cielo.


F. Pessoa

mercoledì 11 ottobre 2017

Momenti d'estate II | F. Pessoa | - Emi

Il sole splende. I passeri volano.
Il sentiero delinea l'erba.
Cammino lungo i prati,
lontano dagli affanni e dalle gesta.
Qui ora non c'è speranza,
nulla da cercare nè da temere.
Niente: il cielo e la terra verde;
una vaga meraviglia del perchè si nasce.
Questo e nient'altro, questo e la mia anima e,
sopra, il cielo, questo tutto di niente.
Sono di nuovo il bambino che ero,
non sento dolore più dell'erba.
Vivo una vita libera dal domani
e dimentico la lotta e il dolore.
Quali erano la forma della paura e della speranza?
Le viti mostrano i loro grappoli lungo il pendio della collina.
Quest'ora reale non vivrà in eterno,
eppure durerà poiché io vivo.
Così le radure e il blu del cielo
in vaghe ombre dell'anima penetrino il mio cuore,
finché non diverrò quel qualcosa di esteriore che non ha casa;
un sospiro, un'ala,
una parte indefinita dell'ora,
estraneo allo sforzo di essere di più.
Fioche voci che nascono dal giorno,
stridono e sussurrano vicino e lontano.
Fate di me una parte di ciò che voi siete,
strappatemi il cuore, gettatelo lontano!
La mia anima sia polvere lanciata in aria
all'allegria dei venti, alla coppa del mare!
Lì smarrito e confuso, fatto non di me,
non più fisso come un'ombra perduta.
Quest'ora passerà come ogni cosa che conosco;
eppure, mentre scorreva, fresca era la mia fronte,
le mie palpebre si chiudevano in una pace finale,
non ero oppresso dalla morsa del pensare.
Così lasciatemi riposare in questo momento e credere
che il lato migliore della vita sia molto simile al sognare.
Questa calda ora è di una durata molto vaga,
poiché la vedo con occhi poco chiari,
in un cupo abbandono
vivo sul bordo della curva del mio pensiero,
e questo pensiero è ora un filo d'erba
che non conosce neppure il passaggio delle ore.


F. Pessoa

mercoledì 20 settembre 2017

Il libro dell'inquietudine | F. Pessoa | - Michaela

Mi perdo se mi incontro,
dubito se trovo,
non possiedo se ho ottenuto.
Come se passeggiassi,
dormo, ma sono sveglio.
Come se dormissi, mi sveglio,
e non mi appartengo.
In fondo la vita è in se stessa
una grande insonnia
e c'è un lucido risveglio brusco
in tutto quello che pensiamo e facciamo


F. Pessoa

martedì 30 maggio 2017

Ode alla notte | F. Pessoa | - Michaela

Vieni, Notte antichissima e identica,
Notte Regina nata detronizzata,
Notte internamente uguale al silenzio, Notte
con le stelle, lustrini rapidi
sul tuo vestito frangiato di Infinito.
Vieni vagamente, vieni lievemente,
vieni sola, solenne, con le mani cadute
lungo i fianchi, vieni e porta i lontani monti a ridosso degli alberi vicini, fondi in un campo tuo tutti i campi che vedo,
fai della montagna un solo blocco del tuo corpo,
cancella in essa tutte le differenze che vedo da lontano di giorno, tutte le strade che la salgono,
tutti i vari alberi che la fanno verde scuro in lontananza,
tutte le case bianche che fumano fra gli alberi
e lascia solo una luce, un'altra luce e un'altra ancora,
nella distanza imprecisa e vagamente perturbatrice,
nella distanza subitamente impossibile da percorrere.
Nostra Signora delle cose impossibili che cerchiamo invano,
dei sogni che ci visitano al crepuscolo, alla finestra,
dei propositi che ci accarezzano sulle ampie terrazze degli alberghi cosmopoliti sul mare,
al suono europeo delle musiche e delle voci lontane e vicine,
e che ci dolgono perché sappiamo che mai li realizzeremo.
Vieni e cullaci, vieni e consolaci, baciaci silenziosamente sulla fronte,
cosi lievemente sulla fronte che non ci accorgiamo d'essere baciati
se non per una differenza nell'anima e un vago singulto che parte misericordiosamente
dall'antichissimo di noi laddove hanno radici quegli alberi di meraviglia
i cui frutti sono i sogni che culliamo e amiamo, 
perché li sappiamo senza relazione con ciò che ci può essere nella vita.
Vieni solennissima, solennissima e colma di una nascosta voglia di singhiozzare,
forse perché grande è l'anima e piccola è la vita, 
e non tutti i gesti possono uscire dal nostro corpo,
e arriviamo solo fin dove arriva il nostro braccio
e vediamo solo fin dove vede il nostro sguardo.
Vieni, dolorosa,Mater Dolorosa delle Angosce dei Timidi,
Turris Eburnea delle Tristezze dei Disprezzati, fresca mano sulla fronte-febbricitante degli Umili,
sapore d'acqua di fonte sulle labbra riarse degli Stanchi.
Vieni, dal fondo dell'orizzonte livido, vieni e strappami
dal suolo dell'angustia in cui io vegeto,
dal suolo di inquietudine e vita-di-troppo e false sensazioni
dal quale naturalmente sono spuntato.
Coglimi dal mio suolo, margherita trascurata, e fra erbe alte margherita ombreggiata,
petalo per petalo leggi in me non so quale destino e sfogliami per il tuo piacere,
per il tuo piacere silenzioso e fresco.
Un petalo di me lancialo verso il Nord, dove sorgono le città di 0ggi il cui rumore ho amato come un corpo.
Un altro petalo di me lancialo verso il Sud dove sono i mari e le avventure che si sognano.
Un altro petalo verso Occidente,
dove brucia incandescente tutto ciò che forse è il futuro,
e ci sono rumori di grandi macchine e grandi deserti rocciosi
dove le anime inselvatichiscono e la morale non arriva.
E l'altro, gli altri, tutti gli altri petali 
- oh occulto rintocco di campane a martello nella mia anima! -
affidali all'Oriente, l'Oriente da cui viene tutto, il giorno e la fede,
l'Oriente pomposo e fanatico e caldo, l'Oriente eccessivo che io non vedrò mai,
l'Oriente buddhista, bramanico, scintoista, l'Oriente che è tutto quanto noi non abbiamo,
tutto quanto noi non siamo, l'Oriente dove - chissà - forse ancor oggi vive Cristo,
dove forse Dio esiste corporalmente imperando su tutto...
Vieni sopra i mari, sopra i mari maggiori, sopra il mare dagli orizzonti incerti,
vieni e passa la mano sul suo dorso ferino, e calmalo misteriosamente,
o domatrice ipnotica delle cose brulicanti!
Vieni, premurosa, vieni, materna, in punta di piedi, infermiera antichissima che ti sedesti
al capezzale degli dei delle fedi ormai perdute, e che vedesti nascere Geova e Giove,
e sorridesti perché per te tutto è falso, salvo la tenebra e il silenzio, 
e il grande Spazio Misterioso al di la di essi...
Vieni, Notte silenziosa ed estatica, avvolgi nel tuo mantello leggero
il mio cuore... Serenamente, come una brezza nella sera lenta,
tranquillamente, come un gesto materno che rassicura,
con le stelle che brillano (o Travestita dell'Oltre!),
polvere di oro sui tuoi capelli neri, e la luna calante, maschera misteriosa sul tuo volto.
Tutti i suoni suonano in un altro modo quando tu giungi Quando tu entri ogni voce si abbassa
Nessuno ti vede entrare Nessuno si accorge di quando sei entrata, se non all'improvviso, nel vedere che tutto si raccoglie, che tutto perde i contorni e i colori, e che nel cielo alto, ancora chiaramente azzurro e bianco all'orizzonte, già falce nitida, o circolo giallastro, o mero diffuso biancore,
la luna comincia il suo giorno.


F. Pessoa

martedì 2 maggio 2017

Abdicazione | F. Pessoa | - Michaela


Essere stanca,
sentire duole,
pensare distrugge.
Aliena a noi, in noi e fuori,
precipita l'ora 
e tutto nell'ora precipita.
Inutilmente l'anima piange.

F. Pessoa




Faust | F. Pessoa | - Michaela


Amo come l'amore ama.
Non conosco altra ragione 
di amarti che amarti.
Cosa vuoi che ti dica 
oltre a dirti che ti amo,
se ciò che ti voglio dire 
è che ti amo?

F. Pessoa




giovedì 27 aprile 2017

Se io | F. Pessoa | - Michaela

Se io,
ancor che nessuno,
Potessi avere sul volto
quel lampo fugace
che quegli alberi hanno.
Avrei quella gioia
delle cose al di fuori.
Perché la gioia è dell'attimo.
Dispare col sole che gela.
Qualunque cosa m'avrebbe meglio
giovato della vita che vivo.
Vivere questa vita di estraneo
Che da lui, dal sole, mi era venuta!
Viaggiare!
Perdere paesi!
Essere altro costantemente,
non avere radici, per l'anima,
da vivere soltanto di vedere!
Neanche a me appartenere!
Andare avanti, andare dietro
l'assenza di avere un fine,
e l'ansia di conseguirlo!
Viaggiare così è viaggio.
Ma lo faccio e non ho di mio
più del sogno del passaggio.
Il resto è solo terra e cielo.


F. Pessoa

mercoledì 19 aprile 2017

Il libro dell'inquietudine | F. Pessoa | - Mary Z.

E dopotutto ci sono tante consolazioni!
C’è l’alto cielo azzurro, limpido e sereno,
in cui fluttuano sempre nuvole imperfette.
E la brezza lieve ...
E, alla fine, arrivano sempre i ricordi,
con le loro nostalgie e la loro speranza,
e un sorriso di magia alla finestra del mondo,
quello che vorremmo,
bussando alla porta di quello che siamo.


F. Pessoa



lunedì 13 marzo 2017

Il libro dell’inquietudine | F. Pessoa | - Michaela

Ciascun volto, 
anche lo stesso
che abbiamo visto ieri,
oggi è un altro,
perché oggi non è ieri.
Ogni giorno è il giorno che è,
e non ce n’è stato un altro
uguale al mondo.
L’identità è solo
nella nostra anima.


F. Pessoa

Il libro dell’inquietudine | F. Pessoa | - Michaela



Felicità è fuori dalla felicità.
Non c’è felicità se non con consapevolezza.
Ma la consapevolezza della felicità è infelice,
perché sapersi felice
è sapere che si sta attraversando la felicità
e che si dovrà subito lasciarla.
Sapere è uccidere,
nella felicità come in tutto.

F. Pessoa






domenica 12 marzo 2017

Do asilo dentro di me | F. Pessoa | - Michaela

Do asilo dentro di me come a un nemico
che temo d'offendere,
un cuore eccessivamente spontaneo
che sente tutto ciò che sogno
come se fosse reale
che accompagna col piede la melodia
delle canzoni che il mio pensiero canta,
tristi canzoni,
come le strade strette quando piove.


F. Pessoa

Dormi | F. Pessoa | - Michaela

Dormi sopra il mio seno,
sognando di sognare…
Dormi nel sogno di esistere
e nell’illusione d’amare.
Nel tuo sguardo leggo
l’ultimo torpore
di chi conosce il nulla-essere
di vita, di gioia e dolore.


F. Pessoa

venerdì 10 marzo 2017

Quando si rivela l’amore | F. Pessoa | - Michaela

L’amore, quando si rivela,
Non si sa rivelare.
Sa bene guardare lei,
Ma non le sa parlare.
Chi vuol dire quel che sente
Non sa quel che deve dire.
Parla: sembra mentire…
Tace: sembra dimenticare…
Ah, ma se lei indovinasse,
Se potesse udire lo sguardo,
E se uno sguardo le bastasse
Per sapere che stanno amandola!
Ma chi sente molto, tace;
Chi vuol dire quello che sente
Resta senz’anima né parola,
Resta solo, completamente!
Ma se questo potesse raccontarle
Quel che non oso raccontarle,
Non dovrò più parlarle,
Perché le sto parlando

F. Pessoa

giovedì 9 marzo 2017

Amo tutto ciò che è stato | F. Pessoa | - Michaela



Amo tutto ciò che è stato,
tutto quello che non è più,
il dolore che ormai non mi duole,
l’antica e erronea fede,
l’ieri che ha lasciato dolore,
quello che ha lasciato allegria
solo perché è stato, è volato
e oggi è già un altro giorno

F. Pessoa






lunedì 20 febbraio 2017

Ode | F. Pessoa | - Kat Gitana

Per essere grande sii intero
Non esagerare
E non escludere niente di te
Sii tutto in ogni cosa
Metti tanto quanto sei 
nel minimo che fai
Come la Luna in ogni lago
tutta risplende perché in alto vive

F. Pessoa

domenica 19 febbraio 2017

La tabaccheria | F. Pessoa | - Michaela

Non sono niente.
Non sarò mai niente.
Non posso volere 
d’essere niente.
A parte questo ho in me
tutti i sogni del mondo

F. Pessoa




Il libro dell'inquietudine | F. Pessoa | - Michaela

Due persone dicono reciprocamente
“ti amo”, o lo pensano
e ciascuno vuol dire una cosa diversa,
una vita diversa, perfino forse
un colore diverso
o un aroma diverso, nella somma
astratta di impressioni
che costituisce l’attività dell’anima

F. Pessoa


giovedì 26 gennaio 2017

Il libro dell'inquietudine | F. Pessoa | - Michaela

Viaggiare? Per viaggiare basta esistere.
Passo di giorno in giorno come di stazione in stazione,
nel treno del mio corpo, o del mio destino, affacciato sulle strade
e sulle piazze, sui gesti e sui volti, sempre uguali
e sempre diversi come in fondo sono i paesaggi.
Se immagino, vedo.
Che altro faccio se viaggio?
Soltanto l’estrema debolezza dell’immaginazione
giustifica che ci si debba muovere per sentire.
“Qualsiasi strada, questa stessa strada di Enterpfuhl,
ti porterà in capo al mondo”.
Ma il capo del mondo, da quando il mondo si è consumato
girandogli attorno, è lo stesso Enterpfuhl da dove si è partiti. 
In realtà il capo del mondo, come il suo inizio,
è il nostro concetto del mondo.
E’ in noi che i paesaggi hanno paesaggio.
Perciò se li immagino li creo, se li creo esistono;
se esistono li vedo come vedo gli altri. A
che scopo viaggiare? A Madrid, a Berlino, in Persia, in Cina, al Polo;
dove sarei se non dentro me stesso 
e nello stesso genere delle mie sensazioni?
La vita è ciò che facciamo di essa.
I viaggi sono i viaggiatori.
Ciò che vediamo non è ciò vediamo, ma ciò che siamo

F. Pessoa

lunedì 23 gennaio 2017

Stanchezza | F. Pessoa | - Michaela

Quello che c’è in me è soprattutto stanchezza
non di questo o di quello
e neppure di tutto o di niente:
stanchezza semplicemente, in sé,
stanchezza.
La sottigliezza delle sensazioni inutili,
le violente passioni per nulla,
gli amori intensi per ciò che si suppone in qualcuno,
tutte queste cose,
queste e ciò che manca in esse eternamente,
tutto ciò produce stanchezza,
questa stanchezza,
stanchezza.
C’è senza dubbio chi ama l’infinito,
c’è senza dubbio chi desidera l’impossibile,
c’è senza dubbio chi non vuole niente –
tre tipi di idealisti, e io nessuno di questi:
perchè io amo infinitamente il finito,
perchè io desidero impossibilmente il possibile,
perchè voglio tutto, o ancora di più, se può essere,
o anche se non può essere…
E il risultato?
Per loro la vita vissuta o sognata,
per loro il sogno sognato o vissuto,
per loro la media fra tutto e niente, cioè la vita…
Per me solo una grande, una profonda,
e, ah, con quale felicità, infeconda stanchezza,
una supremissima stanchezza,
issima, issima, issima,
stanchezza..


F. Pessoa