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sabato 26 gennaio 2019

Lolita - Vladimir Nabokov

post by Lalla



No, non hai capito niente.
Voglio che tu venga 
a vivere con me
e a morire con me
e tutto con me






mercoledì 23 gennaio 2019

La sposa giovane - Alessandro Baricco

post by Lalla



Mi spiegò che non si doveva avere paura di parlare,
facendo l'amore,
perché la voce che abbiamo quando facciamo l'amore
è ciò che di più segreto abbiamo in noi,
e le parole di cui siamo capaci l'unica nudità totale,
scandalosa, finale, di cui disponiamo.








lunedì 7 gennaio 2019

martedì 18 dicembre 2018

Roba per intenditori | Antonia Storace | - Dolce Raffy - Lalla - Sara

La schiena di una donna è roba per intenditori. Ad amarne la bocca, gli occhi, i fianchi sodi, si fa presto. È un fatto da poco.
La schiena no, la schiena è un'altra cosa. È un privilegio di fiducia. È la sensualità che dà le spalle al mondo e guarda avanti. La schiena è femmina e, quando si volta, lo fa perché non teme inganni.
È spavalda, audace, baldanzosa. Ha un binario unico, che le corre al centro. Un solco lungo il quale colano, dall'alto verso il basso, le pugnalate che non ha saputo evitare, le carezze liquide di certe mani belle. La schiena non trattiene, la forza di gravità glielo impedisce.
La schiena sa come lasciar andare. È un battitore libero, il punto più selvaggio di una donna. Risalirla con la bocca, tenerla ferma con le mani, accerchiarla in un abbraccio, è un colpo di fortuna. Ma certa gente non lo sa e per questo la trascura. La schiena di una donna è la sua forza, il suo più antico cedimento. Si inarca quando ama, sta dritta quando deve, come il fusto di un albero maestoso, il tronco di una quercia secolare, lo stelo di un fiore che si schiude sul collo: lì, i baci sono più belli, i graffi fanno più male.
Per capire una donna, basta leggerne la schiena. Curva o tesa, morbida o nervosa. Se si lascia prendere, vuol dire che si fida. Se si gira di scatto, è perché non torna indietro...


Antonia Storace

venerdì 19 ottobre 2018

La pelle | Paola Felice | - Dolce Raffy - Lalla - Serena Rossi

La pelle 
deve essere 
stata creata
per ricevere carezze, 
altrimenti
non si spiegano 
i brividi...

Paola Felice





giovedì 4 ottobre 2018

Prometto di sbagliare | Pedro Chagas Freitas | - Lalla




Ho attraversato il mondo intero
ma non ho mai visto una regione
più bella del litorale delle tue spalle.

Pedro Chagas Freitas







Vedere il mare | Paul Irondie | - Lalla - Silvia Tarantino

Ho bisogno
di prendere un treno
salire su un aereo
viaggiare nella notte
aspettare l’alba.
Vedere il mare.
Ho bisogno
di scrivere un racconto
leggere un romanzo
placare la fantasia
colorare un sogno.
Vedere te.


Paul Irondie

E per quanto ci lamentiamo mentre ci facciamo male...ci perdiamo felici - Lalla

Istinto | Lucrezia Beha | - Lalla

Inquietudine | Lucrezia Beha | - Lalla

Non credere mai a tutto quello che ti racconti - Lalla

Il vino della solitudine | Irène Némirovsky | - Lalla



Non si può essere infelice 
quando  si ha questo
l’odore del mare, 
la sabbia sotto le dita, 
l’aria, il vento...

Irène Némirovsky









L'amore in bianco & nero - Lalla

Parola carnale | Yannis Ritsos | - Dania L. - Lalla

Tutti i corpi che ho toccato, che ho visto, che ho preso, che ho sognato, tutti
sono addensati nel tuo corpo. O, tu carnale Diotima
nel gran simposio dei Greci. Se ne sono andate le flautiste,
se ne sono andati filosofi e poeti. I begli efebi dormono già
lontano, nei dormitori della luna. Tu sei sola
nella preghiera che levo. Un sandalo bianco
dai lunghi lacci bianchi è legato alla gamba della sedia. Sei l’oblio assoluto;
sei il ricordo assoluto. Sei la non incrinata fragilità. Fa giorno.
Fichi d’India carnosi scagliati dalle rocce. Un sole rosa
immobile sul mare di Monemvasià. La nostra duplice ombra
si dissolve alla luce sul pavimento di marmo pieno di sigarette calpestate,
coi mazzetti di gelsomini infilati negli aghi di pino. O, carnale Diotima,
tu che mi hai partorito e che ho partorito, è ora
che partoriamo azioni e poesie, che usciamo nel mondo. Davvero, non scordare
quando vai al mercato di comprare mele in abbondanza,
non quelle d’oro delle Esperidi, ma quelle grosse e rosse, che quando affondi
nella polpa croccante i tuoi splendidi denti resta impresso,
come un’eternità sui libri, pieno di vita il tuo sorriso.

Yannis Ritsos

Non modificare la tua anima | Franz Kafka | - Lalla


Non piegarla e non farla annacquare,
non cercare di renderla logica:
non modificare la tua anima secondo la moda.
Piuttosto, segui le tue ossessioni 
più intense senza pietà;
perché è il solo modo per placarle.

Franz Kafka






martedì 11 settembre 2018

Il punto "G" | Isabel Allende | - Lalla - Rita C





Per le donne il miglior afrodisiaco 
sono le parole.
Il punto “G” è nelle loro orecchie.
Chi lo cerca più in basso 
sta sprecando il suo tempo

Isabel Allende








giovedì 6 settembre 2018

Che odore ha la libertà? | Jake Matthews | - Lalla


...e che odore ha la libertà?
sa di te senza vestiti
un po' nuda
un po' che sorridi

Jake Matthews

Non vorrei crepare | Boris Vian | - Lalla

Non vorrei crepare
Prima d'aver conosciuto
I cani neri del Messico
Che dormono senza sognare
Le scimmie a culo nudo
Divoratrici dei tropici
I ragni d'argento
Dal nido pieno di bolle
Non vorrei crepare
Senza sapere se la luna
Sotto la sua falsa aria di moneta
Ha un lato appuntito
Se il sole è freddo
Se le quattro stagioni
Sono davvero quattro
Senza aver provato
A portare un vestito
Lungo i grandi viali
Senza aver guardato
Dentro a un tombino
Senza aver ficcato il cazzo
Nei posti più impensati
Non vorrei crepare
Senza conoscere la lebbra
O le sette malattie
Che si prendono laggiù
Il bene e il male
Non mi farebbero penare
Se sapessi
Che ne avrò la strenna
E c'è anche
Tutto ciò che conosco
Tutto ciò che apprezzo
E che so che mi piace
Il fondo verde del mare
Dove le alghe ballano il valzer
Sulla sabbia ondulata
L'erba bruciata di giugno
La terra che si screpola
L'odore delle conifere
E i baci di colei
Che questo che quello
La bella ecco
Il mio Orsetto, Orsola
Non vorrei crepare
Prima d'aver consumato
La sua bocca con la mia bocca
Il suo corpo con le mie mani
Il resto coi miei occhi
Non dico altro bisogna pur
Mantenersi riverenti
Non vorrei crepare
Prima che abbiano inventato
Le rose eterne
La giornata di due ore
Il mare in montagna
La montagna al mare
La fine del dolore
I giornali a colori
Tutti i bambini contenti
E tante cose ancora
Che dormono nei crani
Di geniali ingegneri
Di allegri giardinieri
Di socievoli socialisti
Di urbani urbanisti
E di pensatori pensierosi
Tante cose da vedere
Da vedere e da sentire
Tanto tempo d'attendere
A cercare nel nero
E io vedo la fine
Che brulica e che s'avvicina
Con la sua gola ripugnante
E che m'apre le braccia
Di ranocchia brancicante
Non vorrei crepare
Nossignore nossignora
Prima d'aver provato
Il gusto che mi tormenta
Il gusto più forte
Non vorrei crepare
Prima di aver gustato
Il sapore della morte...


Boris Vian