Voglio un amore doloroso, lento, che lento sia come una lenta morte, e senza fine (voglio che più forte sie della morte) e senza mutamento. Voglio che senza tregua in un tormento occulto sien le nostre anime assorte; e un mare sia presso a le nostre porte, solo, che pianga in un silenzio intento. Voglio che sia la torre alta granito, ed alta sia così che nel sereno sembri attingere il grande astro polare. Voglio un letto di porpora, e trovare in quell'ombra giacendo su quel seno, come in fondo a un sepolcro, l’Infinito.
Quando mi stringi. Quando mi abbracci. Quando dici eccomi, sono qui. Quando mi tieni su la vita. Sei un gigante. Ma quando sorridi. Eh. Quando sorridi, torni piccola. Beh, piccola. Diciamo che mi entri giusta giusta dentro al cuore.
Questa mattina avevi gli occhi chiusi dolci e pesanti. Sotto correvano veloci le tue paure i tuoi sogni le tue speranze. Li ho sentiti per un istante passare sulle labbra. Mi mancavi. Ti ho fermata. Mi hai lasciato fare. Eri il mio tempo Eri molto più del mio tempo. Poi soltanto: ti va di darmi un bacio e con la vita riprendiamo domani?
So cosa pensi quando non dici. E' un cinema meraviglioso. All'aperto. Di quelli che piacciono a me. Poche scene in bianco e nero. Che scorrono silenziose. Una seggiola posata all'ombra. I miei capelli annuvolati che per te ho fatto ricrescere. Per i tuoi giochi. E le tue forme. Per le tue dita. Boccoli d’aria li chiami. E sorridi. Silenzio dentro e silenzio fuori. Per te vivere è un gioco. Per me sognare una necessità. - Sono in ritardo? (Sottovoce ti domando) - Questa sogno è incominciato da un po’, mi dici. Mettiti comodo. E la mia voce fuori campo. Sono tutti i tuoi pensieri. Esterno notte. Nulla mi appartiente. E tutto il resto è mio. Ti ho appena incontrata. Sul grande schermo della vita. Quel corpo nudo lo conosco! È terra dove rinasco ogni giorno. Siediti vicino a me. Guardati. Sei bellissima.
Guarda. Guarda sempre. Guarda molto. Guarda con occhi che toccano, con occhi che sentono, con occhi che abbracciano, amano, addirittura odiano. Ma guarda. Non smettere mai di guardare. La vita succede negli occhi. Anche se li tieni chiusi, anche se non riescono a vedere. La vita succede negli occhi. Guarda lo spazio inutile tra sogno e realtà. Riempilo. Cerca di riempirlo con tutto ciò che sei.
Ho sempre dormito poco, è una vita che non dormo. La notte ha sempre avuto un motivo, una scusa, un invito per svegliarmi, impossibili da declinare. Quell'infinito prezioso che dura solo poche ore. La notte scatta un’istantanea senza preavviso e te la sbatte in faccia, ricordandoti che alla fin fine, è sempre con la guardia bassa che ti riconosci libero. Quell’intenzione di passi delicati tra le foglie cadute mentre sei distratto a vivere, sembra quasi voler dire: è tutto qui dentro, niente di quello che sei è andato perso. Senti che bel rumore. Quell'istantanea dove ti riconosci più che nel presente. Svegliarsi per vivere o per sognare? Un solo clik che racchiude le rughe di una vita e poi purtroppo, è nuovamente giorno.
Tutti noi soffriamo di una malattia, di una malattia di base, per così dire, che è inseparabile da ciò che siamo e che, in un certo modo, fa ciò che siamo, se anzi non è più esatto dire che ciascuno di noi è la propria malattia, per causa sua siamo così poco, così come per causa sua riusciamo a essere tanto.
È così che ci si perde per strada, che si diventa brutte copie di se stessi. Smussandosi, modificando il senso delle cose che si fanno (come ridere per non parlare, appunto), tradendo le proprie convinzioni o lasciando che l’altro le offenda o le svaluti, praticando la mansuetudine, considerando fisiologico, inevitabile e forse perfino giusto che il passare del tempo snaturi gli aspetti più autentici del carattere, ridimensioni gli interessi, spenga le passioni, i desideri e soprattutto il desiderio.
La gente ha paura di dire quello che pensa. Perché se ne vergogna. Specie se le capita di farsi delle domande un po’ bislacche, ma belle. Tipo perché certe cose vanno in un modo anziché in un altro. E vorrebbe inalberarsi un attimo, ma non lo fa. Vive molto piú tranquilla se si associa al pensiero comune, che poi è l’interpretazione ufficiale della realtà, il bugiardino delle relazioni umane.
Amo in te l’avventura della nave che va verso il polo amo in te l’audacia dei giocatori delle grandi scoperte amo in te le cose lontane amo in te l’impossibile entro nei tuoi occhi come in un bosco pieno di sole e sudato affamato infuriato ho la passione del cacciatore per mordere nella tua carne. amo in te l’impossibile ma non la disperazione